Ormai l’hype generale, compreso il mio, è sceso.

In pochi ormai sono ancora ansiosi di sapere chi sia effettivamente LIBERATO, il misterioso producer dietro la hit Nove Maggio.

Per chi ancora non lo conoscesse, LIBERATO è un produttore partenopeo che ha conquistato tutti grazie alla sua capacità di mescolare in modo perfetto lo stile r’n’b e hip hop con la musica napoletana, del quale però non si conosce ancora l’identità.

Quando gli è stato chiesto perché voglia mantenere l’anonimato ha spiegato: «Ma ti pare che faccio tutta questa tarantella per stare tranquillo e poi dico a te come mi chiamo? Ma per piacere – ha detto rifiutandosi di rivelare la sua identità -. Ti posso dire solo che mi chiamo Liberato, sono nato a Napoli e faccio musica».

Il 26 maggio, ospite al Mi Ami Festival di Milano, LIBERATO era atteso da migliaia di fan pronti a scoprire la sua identità, sono saliti sul palco quattro artisti: il cantautore Calcutta, i rapper Izi e Priestess e il produttore discografico e DJ Shablo.

Bene.
Ora, ti starai chiedendo perché io, che generalmente mi interesso e tento di “scrivere” di grafica e design, stia parlando di un “produttore napoletano”.
Il motivo è semplice: sono riusciti, oltre che a creare un incredibile successo intorno a 2 soli brani e un artista/collettivo di cui non si sa nulla, un e-commerce che senza mostrare bene i prodotti (due magliette relative ai due brani usciti), sta vendendo tutto in poche ore.

 

Queste sono alcune delle poche foto che permettono di visionare le t-shirt prima dell’acquisto.

Per qualche anno ho lavorato all’interno di un noto marchio di abbigliamento e ricordo ancora le ore di shooting dedicate ai capi destinati all’e-commerce e vi assicuro che raramente la merce finiva così velocemente. Ore buttate?
Certamente non voglio confrontare un artista ormai famoso in tutta Italia con un brand di abbigliamento, ma quello che mi ha lasciato sorpreso è la fiducia che gli utenti hanno riposto in qualcosa che di fatto non vedono mai nella sua interezza. Il consumatore medio italiano, seppur negli ultimi anni le percentuali dimostrino una crescita esponenziale, preferisce acquistare i prodotti solo dopo averli visti, toccati e provati.
Le aziende quindi, per avere più successo, dovrebbero imparare da LIBERATO e creare sempre più mistero intorno al prodotto, anziché raccontarlo e spiegarne le caratteristiche?

È chiaramente un fenomeno di moda, non sapremo quanto durerà questo entusiasmo e non si può pensare con certezza ad un business duraturo, ma riprendendo un dialogo di The Young Pope, di Paolo Sorrentino:

  • “Chi è lo scrittore più importante degli ultimi 20 anni? Attenta però, non il più bravo. La bravura è degli arroganti. L’autore che ha destato una curiosità così morbosa da diventare importante?”
  • “Non saprei. Philip Roth?”
  • “No, Salinger. Il più importante regista cinematografico?”
  • “Spielberg?”
  • “No. Kubrick. L’artista contemporaneo?”
  • “Jeff Koons… Marina Abramovich?”
  • “Banksy. Il gruppo di musica elettronica?”
  • “Ohh, non so assolutamente niente di musica elettronica”
  • “I Daft Punk. E invece la più grande cantante italiana?”
  • “Mina”
  • “Brava. Adesso lei sa qual’è l’invisibile filo rosso che unisce tutte queste figure che sono le più importanti nei loro rispettivi campi? Nessuno di loro si fa vedere. Nessuno di loro si lascia fotografare.”

Possiamo supporre che LIBERATO sia l’ennesima geniale trovata di marketing e music business?
Io resto comunque in fissa.

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